Il grande simulatore

"Bisogna affrettarsi a sbarazzarsi di Napoleone, dell'isola d'Elba e di Murat".


Forse anche questa frase che Talleyrand scriveva da Vienna al re Borbone, forse anche le lettere che il Ministro Corsini inviava da Vienna al suo sovrano il Granduca di Toscana : ".. anche volendolo considerare "morto al mondo", la sola presenza di Napoleone è un segno di riunione per tutti i suoi partigiani e per i malcontenti e mi lusingo che le Potenze più interessate alla quiete dell'Italia agiscano efficacemente per torre di mezzo questa sorgente di turbolenza ...", forse tutto questo a Napoleone sarà giunto e lo avrà spinto ad accelerare il suo ritorno sul palcoscenico della Storia.

Era necessario, però, fare le cose con la maggior cautela, non destare sospetti, organizzarsi senza parere, far la figura del reuccio pacifico e del Cincinnato ed apprestare intanto armi e bagagli, navi e quattrini, non senza preparare in qualche modo gli animi all'impresa che poteva essere decisiva, preoccupandosi della maniera di organizzare un corpo di spedizione interrogando lo stesso Pons che intuendo le vere intenzioni rispose nel rapporto richiesto: ".. E se il Cielo infine più giusto condurrà Vostra Maestà a nuovi destini, senza dubbio noi sbarcheremo sopra una spiaggia amica ...". L'Imperatore non disse né sì né no: raccomandò a Pons il silenzio, lesse il rapporto e lo mise a "dormire".

Quello che era stato finora desiderio di migliorare la condizione dell'isola e di farne - come ne aveva espresso il proposito - uno Stato modello, divenne un comodo mezzo per mascherare le sue vere intenzioni. E' per lo meno infondato il credere che fin dai primi mesi del suo soggiorno all'Elba Napoleone abbia cercato di mascherare in questo modo la realtà e di gettare la polvere negli occhi ai troppi osservatori vicini e lontani: perfino le concessioni di terreni ai soldati della Guardia sarebbero per taluni state ideate per "dimostrare al mondo che egli, piuttosto che pensare a nuove imprese, mirava a convertire baionette e le spade dei suoi soldati in arnesi rusticani".
Lo stesso si dica per gli acquisti di terreni fatti dall'Imperatore che suscitarono proteste da parte dei più fedeli dell'ex Principe di Piombino, i quali dicevano che Napoleone voleva accaparrarsi tutto a danno e contro il proposito dei proprietari legittimi.
E così per la sua sollecitudine riguardo i bilanci delle miniere e gli studi ordinati per un porto a Rio Marina e le cure per il compimento della rete stradale e le disposizioni igieniche da attuare nella città di Portoferraio e l'attivazione di piantagioni di gelsi per incentivare la produzione del baco da seta e il riordino agricolo della vicina isola di Pianosa e tanto altro.

Sicuramente nei primi mesi Napoleone si interessò senza secondi fini dell'Elba: al suo spirito indomito, alla sua volontà di fare, alla sua genialità inesausta, il compito di organizzare il nuovo Stato, sia pur piccolo qual era, doveva apparire una specie di salvataggio morale, un modo di sollevare il proprio animo depresso ma è anche cosa certa che vista l'impossibilità di restare più a lungo nell'isola, si presentò allora e "soltanto allora" la necessità della dissimulazione, dissimulazione che - bisogna dirlo - gli riuscì perfettamente.